stefano wrote:...
così come esistono santi esistono "menti perverse"
agiscono nell'astrale collettivo attraverso la formazione di "egregore" (sono quelle masse scure di alcune visioni) negative cui persone in "crisi" spesso si agganciano inconsapevolmente (e vengono trascinati nel baratro o nella famosa "mania" collettiva)
i famosi "maghi neri" tanto per intenderci.
E già, le famose “egregore”!
In russo c’è un simpatico indovinello a forma di poesia; ora ve lo traduco, anche se non sarà rimato.
“All’inizio, quando è arrivato da noi,
era un cicciotello bello grosso.
Però poi, con ogni giorno che passava, lui diminuiva di peso
E alla fine è scomparso del tutto.”
Che cos’è?
Il calendario?
Sì, potrebbe essere. Però potrebbe essere anche un’egregora…
È importante rendersi conto che la nuova realtà, il nuovo SO non combattono le egregore perché non gliene frega proprio niente, perché in questo stato della realtà esse non sono reali, non sono conduttive, non creano eccitazioni, non creano né solidificano il regime della presenza.
Semplicemente con ogni giorno che passa, il nuovo stato delle cose diventa sempre più forte, mentre “le masse scure” tendono ad evaporare e a dissolversi.
Ma intanto che ancora esistono, il migliore modo per non stare al loro gioco, è quello di stare al proprio gioco, di essere nel centro e al servizio della propria colonna sonora e del proprio “play” esistenziale.
E qui vorrei usare un altro spunto fornitomi dall’onda russa, quello della “Favola dello zar Saltan» di Aleksandr Pushkin.
L’unico link che ho trovato in italiano è questo:
http://www.mandolino-balalajka.it/la-fa ... p8276.html
che fa un riferimento all’opera di Nikolaj Rìmskij-Kòrsakov, ma io volevo concentrarmi soltanto su questa impostazione iniziale:
“PROLOGO
Una serata invernale. La stanza piena di luce in una casa di campagna. Le tre sorelle filano. Le sorelle maggiori non troppo zelano, sono pigre, ma alla loro sorella minore non le danno da stare con le mani in mano. Le incoraggia la vecchia mezzana Babarìkha. Le sorelle maggiori si vantano della loro bellezza e sognano e a fantasticano di potere un giorno sposare lo zar Saltan. «Fossi mai io la zarina, - dice a un tratto la sorella maggiore, - ai cristiani tutti quanti un gran pranzo vorrei dare». «Fossi mai io la zarina, - dice poi la sorella mediana, - sopra al mondo io da sola tesserei un grande manto». «Fossi mai io la zarina, - fa la terza sorellina, - allo zar mio sposo amato vorrei dare un figlio eroe».
Non aveva ancor parlato che pian piano si apre la porta ed entra nella stanzetta lo zar Saltan che era stato a sentire il discorso delle fanciulle passando davanti alla casa con il suo seguito dei boiardi. Le sbalordite sorelle si mettono in ginocchio davanti lo zar Saltan. Lo zar ordina a tutte e tre le sorelle di seguirlo al palazzo. La sorella minore Militrissa diventerà sua moglie, la zarina e le sue sorelle maggiori diventeranno la cuoca e la tessitrice.
Le sorelle maggiori provano dispetto e chiedono alla vecchia mezzana Babarikha di aiutarle a vendicarsi di Militrissa. Barbarikha propone un piano per la vendetta.”
Ecco, qui abbiamo una perfetta illustrazione di come un’immagine di se stessi che non corrisponde alla realtà dei fatti possa alimentare l’invidia, la rabbia e perfino la furia omicida verso qualcun altro e il suo specifico “posto sotto il sole”.
Possiamo pensare allo “Zar Saltan” come ad un sensore di rilevamento degli eventuali desideri delle persone messo in piedi dal nuovo SO.
Se il desiderio espresso (a voce o anche solo nei pensieri) è dettato dalle motivazioni sbagliate, allora il suo rapido esaudimento farà la persona tutt’altro che felice, anzi, la farà soffrire ancora più di prima.
I nostri desideri sono prima di tutto una responsabilità che noi sentiamo di poter assumere nei confronti di noi stessi e del mondo intero, ed è intorno a questa responsabilità, alias conduttività, che d’ora in avanti girerà il mondo.
E ogni tentativo di farlo girare intorno a qualche altra illusoria leva del potere è destinato a fallire, probabilmente, facendo molto male a coloro che tenderanno ad opporsi a quello che c’è. Magari, ci rimetteranno anche le penne (qualcuna o anche tutte), pazienza, vorrà dire che dovranno imparare la lezione e ricominciare da capo.
Ma non è un discorso che ci riguarda da vicino (e forse nemmeno da lontano); ora che ognuno di noi può avere un suo specifico "tète a tète" con l'esistenza, avrà ben altro a cui pensare...
