Mercoledì ho fatto due incontri individuali e in entrambi c'è stato un lungo dialogo con il corpo, nel secondo incontro addirittura è stato proprio il corpo l'interlocutore principale, mentre Metatron ha fatto solo un breve commento finale.Irinushka wrote:
Mi viene il sospetto che saremo proprio noi a dover buttare addosso alle cose dell'attualmente manifestato questi benedetti secchi d'acqua...
Anche se potrebbe non essere affatto piacevole...
Giusto per rimanere nel tema:
http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=UaAVruFYPYs" onclick="window.open(this.href);return false;
Ovviamente, si tratta di due situazioni esistenziali diverse, di due regimi di ricerca diversi, però la tendenza principale si intravede benissimo: il corpo è stufo di essere trascinato nei contesti di ricetrasmissività che percepisce come incompatibili o poco compatibili con la propria terrestricità, la propria eccitabilità e la propria forza dell'attrazione naturale, vuole liberarsi dalla prigionia, vuole essere libero di seguire le sue frequenze portanti autentiche, e non gliene frega niente della motivazione che potrebbe avere il titolare del corpo per assecondare le correnti della Vita che sono in dissonanza con queste portanti, con queste armoniche primordiali.
Per esempio, il classico: lui, lei, loro hanno bisogno di me, del mio aiuto, mi fanno compassione, se anche mi sacrifico un pochino, dopotutto non è che mi disintegro...
Ecco, a sentire il corpo, questo è un approccio viziato alla radice e tra l'altro nel secondo colloquio fatto mercoledì il corpo ha fatto sapere esattamente questo: che i suoni e le armoniche dissonanti lo portano addirittura alla scomposizione, gli fanno venire la voglia di "non esserci", con le conseguenze che non sono difficili da indovinare.
Per cui non è assolutamente possibile ignorare/zittire la voce del proprio corpo e della propria corposità, perché è la voce della nostra ragione e della nostra vera stabilità esistenziale, il nostro inalienabile "mi è dato".
D'altra parte, adesso è senz'altro possibile "fabbricare" i pensieri e le tarature così maturi da rieducare "just in time" il campo delle frequenze portanti di una certa situazione che apparentemente c'entra poco o niente con la nostra sensualità e con le nostre ali della causalità.
Ricordando il concetto che abbiamo sentito durante i lavori di domenica scorsa:
E sì, il pomodoro, vibrazionalmente parlando, "è fatto male", respira male, il suo spettro delle frequenze portanti ha una stabilità non corretta, ma indovinate un po', chi ha il potere, il privilegio e forse anche il dovere di "correggere e di espandere" (acusticamente parlando) il pomodoro (le emozioni del pomodoro) mentre lo si mangia?

Quindi sì, certe azioni correttive ed educative nei confronti delle curvature sbagliate, della ricetrasmissività sbagliata del mondo esterno le dobbiamo fare per forza, fa parte della nostra condizione della maturità, ma non è un sacrificio, né deve essere visto come un sacrificio, ma piuttosto come un ulteriore "riscaldamento ed accordatura dei nostri specifici criteri della Vita", come una spinta per liberare e potenziare le nostre ali dell'Amore, la sensazione di appartenere a noi stessi, di essere noi stessi, di esprimere il nostro "Love talk", generando certe sfumature vibrazionali e linguistiche capaci di diseccitare, di disarmare, di disorientare la non luce, e di aprire dei passaggi là dove prima tutto era completamente bloccato e senza via di uscita.
Solo che mentre interagiamo con il mondo e con le persone in questo modo "strampalato" e non del tutto umano

Percepire il profilo, il volume, la consistenza, i nodi, le curvature, i significati e la condizione stessa della fodera (e, cioè, quella di fare la fodera, non il lato esterno), non attribuire alla fodera la condizione di un involucro esterno e tanto meno di un vestito Prêt-à-Porter, per poi soffrire a causa della sua non autenticità e della sua non portabilità, ma addirittura ammirare le singole linee, le singole curvature e "zigomi" della fodera, con disinvoltura e senza attribuirle una certa obbligatoria continuità nel tempo e nello spazio, giocare e flirtare con questa trasmissività sparsa e non del tutto reale, evitando di "fissarla" e di immortalarla con un nostro atteggiamento di riconoscimento troppo serio.