stefano wrote:sappiamo tutti che qualsiasi parola è "limitante".
ma chiamare metatron ciò che è spirito (appunto perchè tutto lo è) allora da questo punto di vista dovrebbe limitare ancora maggiormente non trovi?
E allora perché chiamare te Stefano, oppure me Irina?, tanto è tutto spirito e tutto succo (indifferenziato, mi verrebbe da aggiungere).
A questo punto il dialogo autentico, lo scambio autentico si atrofizza , perché non è che possiamo recitare all'infinito in coro sempre la stessa musica, sempre lo stesso mantra (amore, spirito, luce, cuore), senza notare, onorare e cercare di capire quegli unici disegni della conduttività e dell'eccitabilità che ci sono dentro; il famoso "
I see you play" (che si riferisce non soltanto ai play dei partecipanti umani, ma a tutte quante le forze in gioco, diversissime tra loro, anche se tutte al servizio del Tutto).
Insistendo troppo su questa condizione alla radice che ci unisce tutti, si rischia proprio di devitalizzarla e di distorcerla, imponendo un unico tipo di diottrie e un'unica risoluzione dello schermo esistenziale a tutti quanti, ed è un credo molto diffuso, esprimibile con la formula "dentro di noi splende la stessa luce".
Invece non abbiamo per niente la stessa luce (non abbiamo lo stesso motore di ricerca esistenziale, non abbiamo lo stesso spettro e regime dell'eccitabilità né sopra né sotto, non abbiamo lo stesso raggio della fattibilità né le stesse inclinazioni naturali), anche se ognuna delle nostre luci ha la stessa dignità e lo stesso diritto di fare parte del Tutto, però la gente trova difficilissimo accettare "le differenze strutturali", e allora si aggrappa a questo schema di una falsa uguaglianza.
In un certo senso mi ricorda tanto le dottrine comuniste, sovietiche e non sovietiche... Livellare tutto, anche la luce divina, così l'ego si tranquillizza e non patisce...
