Mi accorgo di quanto il mio senso dell’Amore,
abbia sempre meno a che fare con l’amore come l’ho vissuto
fin’ora. Proverò a spiegare cosa sento.
Non sono una santa e non mi sento beata nel senso che
niente mi tocca. Anzi.
Sono contenta di avere ancora tanta strada davanti.
E confesso che spesso ancora mi chiedo dove sono
e domando alla Vita di avere parole più chiare con me,
perché non sempre la capisco.
Ma mi sono resa conto che l’Amore è “essere in me”,
è vivere dal mio stato di presenza
ciò che sta fuori e che è “diverso” da me.
Quando sono in me, e lo intendo come un “mi lascio essere,
senza giudizio, sentendo me stessa che vive”,
non posso che lasciare che il fuori sia,
e tutto ciò che do (fosse anche l'essere me stessa)
non è perso perché è qualcosa di dato anche a me
e non importa cosa torna indietro
e non nel senso che non gioisco di ciò che mi viene offerto,
ma piuttosto che il ricevere cessa di essere una condizione
sine qua non.
Sarebbe l’ennesimo calcio nei fondelli
che do a me stessa perché limiterei il mio esistere.
Dare è davvero come ricevere,
perché più diamo più ci espandiamo,
nel senso di essenza vitale,
la Vita stessa
si allarga
si diverte
cresce
crea.
E quello che torna,
non ha una misura
e non ha un prezzo
perché quello che torna
sono io
molto più grande, molto più viva.
Questa condizione non è qualcosa che devo/dobbiamo
lottare per avere,
anzi … direi che è proprio così che ogni giorno tenderà a sfuggirci,
e la ragione dal mio punto di vista
è perché torniamo, spesso meccanicamente,
a identificarci con la mente e i pensieri
che tendono a una vecchia maniera duale e distorta
della realtà.
E noi non siamo lì.
“Non dovrei provare questo,
cosa dico ora?,
perché non mi è dato quello?,
come mai sto così bene/male?”
Tornare in sé è quello che stiamo cercando di fare
tutti e tornare in sé è anche tornare all’Amore,
nel senso di smettere di pensare
IO staccato LA MIA VITA,
osservare le peripezie dell’ego
che ci racconta “che ci manca un po’ di qui
e un po’ di là e poi saremo
perfetti,
che dobbiamo fare questo e quello,
che per andare nella Nuova Terra
ancora è necessario che….”
E non tanto perché è un nemico,
ma perché davvero è quanto di meno
funzionale a noi stessi e alla Vita.
Non è affatto sbagliato
cercare la pace con le persone
lo diventa se pensiamo che gli altri
possano essere un tramite per la nostra pace.
Ecco, forse essere in me
è fare un passo indietro,
è sapere chi sono
nel momento in cui sono.
L’altro non è più una questione da risolvere,
o da esaltare,
ma un’occasione per tornare a noi stessi
e accoglierlo,
(Accogliere non nel senso
di “vieni, fammi qualunque cosa, e io ti accolgo,
ma piuttosto un “puoi essere e non togli niente al mio essere”)
tornare a quello spazio
in cui c’è davvero spazio
per chi siamo,
e in cui tutti stiamo facendo
del nostro meglio…
e anche se il meglio degli altri
può apparire
distorto,
e persino assurdo
è comunque il meglio che loro possono fare.
Come dire per me il meglio può essere
finalmente vivere nella gioia
e sentirmi responsabile della mia vita
e dell’Amore che provo,
sapere che sto cambiando
e sono fiera di cambiare,
sapere che sto dando e sono felice di dare,
per un'altra persona il meglio
può essere vivere
creandosi dei problemi da risolvere
ad ogni passo
o soccombendo alla rabbia
per non sentirsi mai soddisfatto di niente.
Ferisci me a fare così?
O piuttosto posso lasciare che tu sia
e non sentirmi parte del tuo dramma?
Senza l’ansia di aiutarti.
Senza l’ansia di non poterti aiutare.
Senza mettere in discussione me stessa.
Senza mettere in discussione te.
Fai giore me a fare così,
o piuttosto sono io che riesco a gioire di ciò che è dato
senza pretendere che sia dato?
Forse l’Amore è davvero questo.
Rispettare chi scegliamo di essere
e ciò che gli altri scelgono di essere.
E’ qualcosa che non ha niente di pancia,
E non ha niente di testa.
E non ha niente della rinuncia,
anzi semmai è una nascita alla
pienezza.
Io non so spiegarlo troppo bene a parole,
è una sorta di riconoscimento
di se stessi come un seme dell’eternità,
e per sua stessa natura non può
non comprendere Tutto, quindi anche l’altro.
E cara Rita quello che racconti con tuo fratello
mi tocca tanto, io di anni ne ho 34 (quasi

)
ma ti posso assicurare che tanti ne ho passati
cercando di trovare pace tra me e mio fratello.
Ogni volta che provavo l’istinto di abbracciarlo
mi tornava indietro la sua faccia arrabbiata
per qualsiasi cosa e la sua intolleranza.
E ci stavo male, malissimo.
Mi sentivo anche di dover espiare chissà cosa
e mi chiedevo come potevo risolvere quel divario.
Guardavo fuori, e non guardavo me.
Poi un giorno non so perché
mi sono resa conto
che sentivo per lui qualcosa che non aveva niente
a che fare con il fatto che è mio fratello,
è della famiglia e dobbiamo volerci bene
perché siamo sangue dello stesso sangue,
eccetera eccetera eccetera
ma piuttosto riuscivo ad andare al di là
del suo vivere, del suo sguardo,
della nostra distanza,
e vedevo un uomo
che diverso da me
fa del suo meglio
per stare bene,
per essere felice.
Lo fa in un modo
che io non posso giudicare o criticare.
È il suo.
E l’Amore che provo nei suoi confronti
va molto al di là del trovare la pace
con lui o del poterlo abbracciare
(cosa che forse non faremo mai)
o del farmi piacere cose di lui
che di fatto non mi piacciono,
ma piuttosto è sentire nel profondo
che sta camminando esattamente come cammino
io e che ha tutto il diritto di fare le sue
scelte, fossero anche scelte come quello di creare dramma o
di cercare un nemico cui dare la colpa.
Amare non è, io credo, farci andare bene tutto
ma lasciare che l’altro sia esattamente
come noi stiamo imparando a lasciarci essere.
Se questo combacia con l’amare un altro essere umano
come amore anche umano,
se questa libertà infinita
coincide tra noi,
se posso essere chi sono insieme a te
e non doverti spiegare perché sono,
ma posso crescere con te mentre tu cresci, e farlo insieme
perché insieme è più bello, più grande, più magico,
più infinito
e voglio giocare con te,
allora…grazie Vita, grazie Dio, per questa occasione.
Ma se non anche questo non succede,
e se per di più incontriamo ancora conflitti
o densità, comunque è in noi
che sta germogliando questo
nuovo essere l’Amore,
e io credo che già questo sia un motivo
di festeggiare.
E non … non è facile….
ma come diceva mia nonna
“Mica nasciamo imparati”.
Un abbraccio
Vale