Irinuskha scrive:
D’altra parte, però, diventa sempre più palese che se generiamo/impostiamo delle aspettative troppo concrete e troppo precise, se pretendiamo di decidere e di programmare “a tavolino” come le cose dovrebbero muoversi ed agganciarsi tra di loro, in che modo e in quale RISOLUZIONE dello spazio e del tempo i risultati e i valori aggiunti dovrebbero presentarsi al nostro cospetto, allora forse rischiamo di distrarre noi stessi dalla nostra causalità primaria, e anche di rimanere delusi e/o smarriti nella nostra causalità umana tradizionale.
Non so se il mio "sentire" attuale rispecchia quello generale, ma io sento dentro di me come una necessità di ascoltarmi, di svuotarmi, di arrivare al punto zero per accogliere a pieno titolo la divinità in me.
Come dicevo in un altro post, sento come un incorporare Dio in me, come un permettere la mia divinità di diventare carne in me.
Il ritorno del Cristo in noi, insomma, Lui era Dio fattosi carne ed è quello che dovremmo diventare noi, una resurrezione della carne dove il divino prende forma umana a tutti gli effetti, dove il libero arbitrio umano diventa la volontà divina, dove la libertà dell'uomo non è più separata dalla volontà divina, ma diventa un tutt'uno.
Dopo tanto lottare, capire, cercare una strada dentro di me, ora sento la necessità di sentirmi vuoto, ma un vuoto che rinforza, un vuoto che vuole accogliere l'elefante come lo chiamava Tobias, cioè il divino.
Un vuoto che però deve aver vinto la paura, il dubbio, un vuoto che diventa sempre più forte.
Non so spiegare bene tutto questo, ma in questo vuoto, io sento che le stesse domande e relative risposte denotano insicurezza, debolezza, paura di non arrivare, dubbio. In questo vuoto tu non senti la necessità di farti domande e nemmeno di trovare soluzioni, senti che questo vuoto è "forza", senti che rimanere in questo vuoto tu ti rinforzi semplicemente senza sapere come e perchè, io personalmente sento come se il divino prendesse posto in me senza farsi sentire, altrimenti la mente cercherebbe di impossessarsene, quindi è fondamentale rimanere in questo vuoto per permettere la divinità di entrare.
Adamus dice che la nostra voce è fioca, non come timbro, ma come intensità. Essa è debole e la nostra anima non la sente. Capisco cosa vuole dire Adamus con questo, che noi non siamo ancora sicuri del nostro potere, della nostra maestrìa, della nostra divinità.
Quando noi parliamo di questo, è più per convincercene, che perchè ne siamo sicuri. Ecco che la nostra voce è ancora troppo debole.
Non siamo ancora forti di questo e io penso che questa forza la troviamo in questo vuoto di noi, primo perchè in questo vuoto vengono fuori tutti i nostri dubbi, le nostre insicurezze e paure, eppoi, una volta compreso questo e superato, ci accorgiamo che la nostra forza era già presente in noi, ma indebolita da questi dubbi e insicurezze e paure, automaticamente, spogliati da questi, diventiamo più sicuri, più forti. Una forza che non ha più bisogno di appoggi, di verifiche, una forza che è e basta, perchè la nostra identificazione col divino diventa più reale, più viva e solo questa identificazione è la vera forza.
Penso che questa identificazione nasca e si rafforzi da questo vuoto e sia la base di partenza per la nuova terra, le fondamenta per costruire il nostro grattacielo e naturalmente più le fondamenta sono robuste e solide e più il grattacielo sarà alto.
Questo è quello che sento io ora, forse voi lo avete già superato questo stadio e state andando oltre, non so, io ora mi trovo qui, in questa situazione interiore, ma le tue parole, Irina, quelle che ho riportato sopra, io le interpreto così, cioè tutto questo programmare, farsi domande e cercare soluzioni, ecco....rischiamo di distrarci dalla causalità primaria. Non so se è come lo intendevi tu, io ho usato il mio linguaggio, ognuno ha il suo.
P.S. A posteriori ho pensato che questo vuoto vuol dire vivere il "qui ed ora", un essere totalmente presenti nel "momento" senza alcuna preoccupazione futura, anche se questa preoccupazione futura si chiama nuova terra, e in questo "momento-ora" forse, scaturiscono spontaneamente le risposte senza nemmeno fare le domande.