silvana wrote:Un immenso GRAZIE ,Massimo, per queste parole precise, vere che rispecchiano esattamente "me " in questi giorni! Mentre crollo e risorgo in continuazione ,queste parole sono il punto d'equilibrio dove posso ancorare una stabilità quotidiana!

Silvana
Grazie
Silvana, in effetti la mia intenzione era proprio quella di creare una specie di
punto fisso… e grazie
Valentina per le tue osservazioni, quella qui sotto è anche la continuazione del dialogo con te!
La questione di cui sto parlando magari per qualcuno è del tutto irrilevante, ma secondo me per molte persone è invece fondamentale: come fare a evitare di essere talmente sopraffatti dalla propria vecchia visione umana dell'esistenza, con tutto il suo carico di sofferenze, paure, incomprensioni, rabbie, agitazioni, casini, negazioni, bugie, etc. etc. da fare una fatica pazzesca a sintonizzarsi sulla Trasformazione, sugli spunti magari microscopici, magari nemmeno tanto che ci vengono offerti in continuazione, ma che rischiano di essere coperti come il pigolio di un pulcino nel traffico di una metropoli nell'ora di punta...
Parlando di un
punto fisso, parlo naturalmente di un punto fisso dei nostri, quindi in pratica non fisso per nulla…

ma che nonostante tutto offra un qualche genere di
solidità…
Attenzione, sono
concetti che non vanno capiti razionalmente, razionalmente non stanno insieme, almeno secondo la logica Aristotelica dove A non può essere NON-A, però purtroppo scrivendo bisogna usare dei percorsi
simil-razionali… per provare a trasmettere quel qualcosa…
Come dicevo nel mio post, secondo quello che sento e vivo io, la nostra esistenza nella Trasformazione è sempre più qualcosa di paradossale in cui si tratta magari anche di dire tutto e il contrario di tutto, ma solo se la condizione dell’equilibrio, dell’armonia e della “giustezza” è rispettata…
Il punto fisso, il punto di equilibrio, è mobile, evanescente, dinamico, a volte può sembrare inafferrabile, ma esiste sempre e quindi (potenzialmente) si può sempre essere in equilibrio, in armonia e nella gioia.
E non perché, come molte scuole, spirituali e non, insegnano, ci si autoconvince, ci si automanipola, ci si autoillude (o peggio ancora, ci si fa convincere, manipolare o illudere), non perché si ricercano freneticamente simboli e riferimenti che ci rimandino indietro
sensazioni positive a tutti i costi, sensazioni e percezioni magari quanto più irrazionali possibile
che confermino che siamo nel giusto e che nonostante tutto, va tutto bene: questi sono sì tutti trucchi mentali, in questo caso davvero si abusa ulteriormente della mente, si espande ancora l’illusione ben oltre l’illusorio in cui già essa ci immerge e ci ha sempre immerso.
Usare la mente in modo assurdo o irrazionale non significa non usare la mente… significa solo usarla male, ma è sempre lei che genera il quadro che si crede reale…
In pratica si gioca ancora lo stesso gioco, solo in un modo ancora più perverso, anche se apparentemente per un ottimo scopo, quello di stare bene: si usa la mente per creare un “universo” illusorio ancora più illusorio di quello che essa già ci fa vivere… (un solo micro-accenno al fatto che esiste anche la condizione opposta, forse ancora più perversa: quella in cui si usa la mente in modo altrettanto distorto, non per stare bene, ma per poter stare male a tutti i costi... e, a volte, la differenza tra i due casi è molto più sottile di quel che potrebbe sembrare...

).
Anche quando si dà corda alle emozioni, cosa assolutamente buona e giusta, bisognerebbe allo stesso tempo osservarle con un certo distacco, sentire da dove vengono, se davvero ci appartengono, se sono il riflesso di qualcosa di esterno, se sono il riflesso di qualche nostro attaccamento che non ha proprio nulla a che fare con la Trasformazione e con l’esistenza con il Creatore, ma al quale sentiamo lo stesso ben poca voglia di rinunciare…
È sempre la stessa questione del famoso punto di equilibrio, del camminare sul filo del rasoio: assolutizzare le emozioni in modo acritico come l’unica cosa giusta, l'unico riferimento valido è altrettanto sbagliato che seguire i dettami della mente, le regole sociali o quelle di qualche religione o scuola spirituale… e spesso può diventare una scusa per non prestare attenzione veramente alla questione vera…
Tornando a noi, il fatto che il punto di equilibrio esista sempre, non significa, come accennavo nel post precedente, che uno deve colpevolizzarsi quando non lo centra e sta male, è arrabbiato, offeso con il mondo, a disagio, triste, etc., però, contemporaneamente, non significa nemmeno che se uno è arrabbiato, offeso con il mondo, a disagio, triste, etc. sia dove e come dovrebbe essere.
È giustissimo accettare di essere in un certo momento ad esempio tristi e vivere questa condizione come giusta e naturale considerate le condizioni al contorno, la propria identità (reale e specialmente illusoria), gli eventi e le spinte di chi ci sta intorno, etc. ma bisognerebbe farlo sapendo/sentendo/avendo la certezza allo stesso tempo che lì, da qualche parte, esiste il famoso punto di equilibrio che, anche tenendo conto di e nonostante tutto quanto appena detto, cancellerebbe la tristezza, non la renderebbe nemmeno possibile.
E, accettato questo, e solo dopo averlo davvero accettato, ecco che allora si potrebbe di nuovo capovolgere tutto: provare ad accettare, sempre contemporaneamente, anche l’opposto, e cioè che quel punto esiste sempre, ma non è sempre raggiungibile, perché se lo fosse sempre, l’Universo sparirebbe in un istante…

e accettando anche questo, non rinnegare quanto detto due righe prima… l’avevo detto che è un gran casino, no?
Ed ecco allora che uno può fare contemporaneamente cose che sembrano opposte tra loro, accettare la propria condizione corrente, qualunque essa sia, ma nonostante ciò cercare di portarla su quel punto di equilibrio famoso, ovunque esso sia in un dato momento... e accettare di poterci anche non riuscire, ma non rinunciare a provarci…
Tutto questo può sembrare una specie di ricetta razionale, ma non lo è, al limite è la resa in concetti
simil-razionali di qualcosa che si deve sentire, che si deve vivere, prima di tutto sentendo le proprie emozioni, le proprie reazioni all’esistenza, alle palle da ping-pong che ci lancia l’esistenza… e sentendo non cosa dice la mente, ma il cuore, la pancia, la schiena, il collo… il corpo, insomma! Ma, appunto, sentendolo, ascoltandolo, registrandolo, osservandolo, non negandolo, non cercando delle scappatoie... questo è il lavoro migliore e più utile che può fare la mente, il conscio...
l'osservazione onesta e sensibile...
E poi, infine, tutto questo che in un certo senso sembra un fine e in un certo senso possiamo anche dire che lo è, in realtà non è che l’inizio, la piattaforma, il campo base, l'abbandono del traffico della metropoli nell'ora di punta, per partire per la Trasformazione, per quell'opera di abbandono delle illusioni, di rinuncia alle proprie convinzioni e attaccamenti, anche più profondi, per fare spazio ad un’impostazione dell’esistenza completamente nuova e diversa.
Per arrivare a vivere ciò di cui parla Irina quando dice:
Irinushka wrote:
Lui come il nostro Datore di lavoro per eccellenza..., ed è una condizione che viene riconosciuta a livello delle particelle energetiche elementari, a livello dei quanti e delle cellule planetarie creando appunto il regime della super unificazione, del concordare implicito dei vari purpose e progetti di lavoro e di servizio...
Certo, il conscio umano potrebbe opporsi fino all'ultimo all'accettazione di questo stato delle cose... insistendo sulla pseudo autonomia e sul pseudo centro del cosiddetto soggetto umano... invece di impegnarsi nel far parlare il più possibile i propri quanti... non credo che nel caso di tale scelta la qualità della vita sarebbe un granché, anzi, l'esistenza tenderebbe a diventare sempre più impossibile, ma... staremo a vedere...
Diciamo anche che il succedere quantico-cellulare sarà sempre più rapido, sempre più esplosivo...
Ed è da questa esplosione impensabile che nascerà il vero NOI...
Un forte abbraccio a tutti e
un abbraccio particolare a Chiara che oggi celebra il suo compleanno umano.
Che lo slancio di essere se stessi si propaghi verso di lei, che le vecchie tarature si dissolvano... che il passato smetta di parlare, di impegnare, di disturbare, di far deviare, di silenziare la qualità della presenza autentica...
P.S. Ho ricordato addesso,
ad un certo momento durante questa notte meravigliosa è apparso il colore viola, tante sfumature del viola...
Può darsi che contenga le cariche energetiche che ricalcolano e ridistribuiscono la densità... dei micro mondi... dei micro passi...
Wake up!
Ed è qui che la vera impresa incomincia ed il gioco dell’equilibrio diventa veramente serio perché quando uno sinceramente ed onestamente si interroga sui suoi attaccamenti, su cosa sente veramente, su a che cosa è disposto a rinunciare, che iniziano i guai seri, i dolori anche molto fisici, le emozioni tutt’altro che razionali e mentali, le urla tutt’altro che aggraziate e eleganti… e lo stesso direi che purtroppo succede anche quando uno fa lo gnorri, prova ad evadere la questione pur sapendo che esiste... anche qui, è ancora il corpo a farsi sentire e generalmente con effetti non troppo simpatici...
E torniamo al solito
punto di equilibrio, microscopico, precisissimo, ma che c'è... un pelo più in qua, si sta in piedi, un pelo più in là...
Concluderei offrendo la mia esperienza sull’evoluzione, sulla trasformazione e sulla Trasformazione: non sono sicuro che sia applicabile a tutti, tendo a pensare di sì, ma non ne sono certo. Naturalmente non voglio parlare delle esperienze e degli approcci, che sono assolutamente personali e dipendono da moltissimi fattori, alcuni anche casuali, ma degli effetti energetici, spirituali, strutturali della trasformazione/Trasformazione.
Quello che succede a me quando davvero lascio andare qualcosa, quando davvero supero qualcosa, quando cambio, quando la mia struttura energetica cambia o perché io faccio in modo che cambi o perché accetto che
Qualcuno faccia ciò che è necessario (è questa è probabilmente una parte del cambiamento che sta diventando sempre più importante a mano a mano che il Creatore entra nel nostro mondo, ma ciononostante il lasciare che avvenga è comunque una scelta e un impegno che bisogna compiere, il non opporsi può non essere affatto semplice, può comunque richiedere un bell'impegno),
è che le cose che mi facevano soffrire o mi colpivano in un certo modo, non mi fanno più soffrire nello stesso modo o non mi toccano proprio più, perché non entrano più in risonanza con la mia struttura, perché non esistono più o sono cambiate quelle parti della mia struttura che entravano in risonanza con quelle frequenze… io lì non ci sono più… e non è qualcosa che è valido oggi e non lo è domani e poi lo è di nuovo… quando la struttura energetica cambia, evolve, abbandona pezzi di sé, vibra ad altre frequenze, la cosa è irreversibile, per tornare indietro uno dovrebbe fare per assurdo (e scommetterei che c’è una qualche legge fisico-spirituale che lo impedisce

) il cammino energetico inverso, cancellare la propria evoluzione…
E questo fatto è per me un ottimo metodo per sentire se davvero c’è stato un cambiamento o se era solo una momentanea euforia

, una reazione dovuta ad una giornata in cui si era particolarmente ben disposti verso l’esistenza e gli altri

.
E, ripeto, non c'è nulla di mentale in questa osservazione di sé: quando una cosa ci colpisce, si sente un pugno nello stomaco

, si sente un'oppressione nel petto

, si sentono le gambe che fanno giacomo-giacomo

e i casi sono due: o si accetta di prendere debita nota della cosa o si fa finta di niente e si cercano mille scappatoie... niente di male nel cercare le scappatoie se non si è pronti, l'importante è essere onesti con se stessi e dirselo, essere consapevoli di ciò che si sta facendo e del perché... oppure, meglio ancora, ammettere di non essere ancora pronti a lasciar andare quel pezzo, a rinunciare a quell'attaccamento... in questo modo si è comunque nei pressi del punto di equilibrio e sicuramente nella direzione giusta per la Trasformazione!
In pratica, quello che conta più di tutto, non sono né gli eventi, né le scelte concrete, né i risultati, ma solo l'approccio, l'atteggiamento, la direzione, la motivazione... è questo il tipo di fluidità che può a poco a poco trasformarsi da fluidità "umana" a fluidità delle cellule e dei quanti, è a questo livello che due
mondi così apparentemente distanti e diversi possono fondersi e confondersi.
Ecco, la scoperta finale di questo lungo post, attenzione ancora una volta, non la scoperta mentale, ma che si può scoprire solo vivendola, sentendola sulla propria pelle, è questa: il famoso
punto fisso è l'atteggiamento, l'approccio, l'inclinazione verso l'esistenza con e per il Creatore, nel e per la Trasformazione ed è un atteggiamento che parte da molto lontano, dalle cose più di basso livello della condizione umana, per degli scopi anche molto umani (trovare o migliorare il proprio equilibrio esistenziale) e si estende fino a...
Questa è la vera ragione per cui, secondo me, è così importante arrivare a sintonizzarsi su quel tipo di fluidità, di approccio, di atteggiamento: non perché ci renderà la vita più facile e ci darà la gioia (questo è e può essere solo un gradito
effetto collaterale 
ma non certo un effetto collaterale SEMPRE garantito), ma perché è l'unica via per sintonizzarsi veramente sulla Trasformazione.
In uno dei pochissimi libri o pezzi di libro di argomento spirituale che ho letto

si raccontava di un grandissimo guru che aveva vissuto per anni in ritiro spirituale in un monastero tibetano ad apprendere le più incredibili tecniche di meditazione per raggiungere l’illuminazione e che, dopo esserci teoricamente arrivato ed essere per questo riverito e considerato come un Illuminato da tutti, appena sceso in mezzo al mondo, dopo meno di cinque minuti dal contatto con le
persone normali si era messo a dare in escandescenze perché si era ritenuto in qualche modo offeso, non rispettato perché un passante l'aveva inavvertitamente urtato…
Ecco, quando noi nel nostro piccolo, facciamo come quel guru, e lo notiamo, dobbiamo possibilmente metterci a ridere, ridere di noi stessi che ci siamo di nuovo ricaduti, però anche notarlo, notarlo davvero e sapere che… c’è ancora del lavoro da fare…

se siete arrivati fin qui e un'
PS: E' vero che scrivo poche volte, ma quando lo faccio recupero!!!
